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Testamenti, firme, lettere anonime

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Cos'è la grafologia (e cosa non è)

La grafologia è la disciplina che studia la scrittura a mano rilevando in essa dei segni codificati per redigerne un profilo che descriva il soggetto scrivente attraverso le caratteristiche che più lo distinguono. 

Si basa sul principio che il gesto grafico è un’espressione automatizzata che risponde alle sollecitazioni simboliche del foglio che paragonato all'ambiente in cui il soggetto si muove e determina e riflette di conseguenza tratti psicologici e comportamentali, così come, anche se più genericamente fa il disegno.

Ogni comportamento dell'uomo, e dunque anche il movimento della mano, la pressione del tratto e la forma delle lettere, sono espressione della persona, del suo cervello e dalla sua psiche.

 

Le Basi della Grafologia

La grafologia si basa sull’idea che il modo in cui scriviamo è unico e riflette tratti del nostro carattere e il nostro stato di salute. 

A ben pensarci non può che essere così, come lo è qualsiasi altro comportamento: la postura, il camminare, le espressioni facciali più abituali

La scrittura è un’attività motoria automatizzata che coinvolge il sistema nervoso centrale e ne è sua espressione.

Sono coinvolte molte funzioni esecutive, quei processi cognitivi che permettono di pianificare e controllare il comportamento da attuare in vista di un obiettivo. Si tratta di processi top-down (dall'alto verso il basso) di tipo consapevole e volontario, che consentono di monitorare e controllare pensiero, emozioni e comportamento. 

Sono coinvolte altresì funzionipropriocettive che forniscono informazioni di retroazione sui movimenti propri dell’organismo, segnalano cioè i movimenti che l’organismo stesso sta compiendo in tempo reale;ed è proprio sulla base di queste informazioni che i centri superiori saranno in grado di correggere o modificare il movimento in corso. Tali informazioni, infatti, specificano i parametri biomeccanici del movimento, quali velocità, forza, direzione, accelerazione, e i parametri fisiologici riguardanti i cambiamenti biologici dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni in relazione al movimento, in questo caso scrittorio, che si sta compiendo. Sulla base di queste informazioni, fornite dai meccanocettori e trasportate al sistema nervoso centrale dalle vie nervose, il cervello elabora un’immagine della posizione del corpo e delle sue parti in movimento (le mani) rispetto all’ambiente circostante (il foglio), ed è in grado di correggere o modificare il movimento in corso.

Ora, questo meccanismo, una volta automatizzato, di cosciente ha solo il contenuto del testo che si va a scrivere, non si pensa più a come vergare la forma della lettera, a come collegarla con la successiva, se farla più tonda o più angolosa, ma ci si esprime come naturalmente si riesce. Ovviamente ci possono essere diversi gradi di attenzione nel definire il tracciato, sono i gradi di accuratezza volontaria, o di simulazione, o di dissimulazione, tutte caratteristiche che un'attenta analisi grafologica sa cogliere in base a molteplici aspetti che caratterizzano il metodo di lavoro.

Ne consegue che ogni grafia è unica e informa sul soggetto scrivente.

La grafologia postula inoltre che ad ogni segno grafologico rilevato corrisponda un particolare significato psicologico di fondo e che la combinazione di questi colori e sfumi ogni individuo della propria essenza e manifestazione.

Molti studi sono stati condotti e hanno convalidato test più semplici quali lo scarabocchio, il disegno dell'albero o della famiglia ma, forse data proprio la sua complessità, non ci sono evidenze e studi a conferma della bontà di uno dei vari metodi grafologici esistenti. C'è inoltre da considerare un fatto storico, la grafologia sin dai suoi inizi si è sviluppata in ambito religioso pertanto lontano dalla modalità scientifica.

Rimane dunque condivisa e utilizzata la parte della grafologia atta a riconoscere i tratti grafici peculiari dello scrivente per identificare la paternità di mano, la dissimulazione, l'imitazione, la forzatura, le manomissioni e via enumerando, tutte analizzate in ambito giuridico. Poco ancora si muove negli studi che mettono in relazione il segno e il suo correlato psicologico. Gli studi scientifici che più si sono avvicinati a trovare congruenze sono quelli che confrontano la scrittura con i suoi significati a test proiettivi. La cosa sembra abbastanza ovvia in quanto molti altri test di personalità sono autosomministrati, domande poste al soggetto, e postulano quindi che il soggetto sia consapevole della propria condizione, e la sappia esprimere, nonché si riconosca nelle risposte a disposizione nel test, ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano, molto discusso anche nella comunità scientifica quale limite di questi test.

In sintesi, la grafologia non è un comportamento consapevole pur se volontario e richiedente attenzione, concentrazione e coordinazione.

 

Nel metodo morettiano lo studio grafologico si concentra su 88 segni grafologici che si possono suddividere in varie categorie a seconda degli aspetti della scrittura che si osservano:

  • la pressione sul foglio
  • la forma delle lettere (angolose, tonde, irregolari)
  • la dimensione (grande, piccola, variabile)
  • l'nclinazione (destra, sinistra, verticale)
  • le larghezze (o strettezze) di lettere, tra lettere e tra parole
  • la velocità 
  • la fluidità del tratto
  • l'accuratezza grafica

Ogni caratteristica riscontrata nella carta per il metodo grafologico ha un significato psicologico che combinato con le altre caratteristiche si colora e prende sfumature sempre più individualizzanti. 

 

Il Test dell'Albero, quello della famiglia, dello scarabocchio e altri di questo genere, sono test proiettivi grafici utilizzati in psicologia per analizzare la personalità attraverso il disegno o manufatto grafico. Nell'analisi del tratto, vengono osservati diversi parametri che forniscono informazioni sulla sfera emotiva, relazionale e cognitiva della persona.

I parametri standardizzati nei test sono gli stessi rilevati con l'analisi grafologica, sempre di tratto si tratta e di occupare un foglio. La pressione, la fluidità, la regolarità e continuità del tratto, la sua direzione, l'irregolarità, la disposizione spaziale, l'occupazione dello spazio, la dimensione, sono caratteristiche che ogni segno grafico porta in sé, anche quello della scrittura. L'elaborato scrittorio aggiunge difficoltà legate all'ascolto (dettato), alla formulazione del pensiero, alla realizzazione e traduzione del pensiero in movimento che non è libero tanto quanto il disegno, alla continuità e all'impegno richiesto nel compito. Ne consegue che anche la restituzione cresce in difficoltà e complessità e verosimilmente, seguendo quest pensiero, anche in sfumature psicologiche e ricchezza di dati.

Mentre il disegno, infatti, il tratto è libero, la scrittura ha un modello grafico che deve essere seguito e che immancamilmente tutti in modo più o meno accentuato si discosteranno giungendo alla propria personale scrittura, espressione di sé. Ogni deviazione dal modello riferisce qualcosa del soggetto, certamente a livello muscolare, propriocettivo e di funzionamenti del sistema nervoso e delle proprie raffigurazioni mentali, e secondo la grafologia anche a livello caratteriale e psicologico.

Certo sino a che non vi sono evidenze scientifiche si tratta di una psicologia ingenua senza alcuna evidenza scientifica.